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sabato 30 settembre 2017

La Passiflora fu subito un caso letterario in Europa

Un uomo, che si reputava un dio vivente, stava solo, cosa rara, sugli alti piani del suo immenso palazzo, la reggia dell'Impero, nell'Anahuac, che poi sarà detto solitamente Messico. Sotto un cielo di smeraldo ed al soffio d'una lieve brezza, fissava la sua smisurata capitale, gemma dello Stato.
Meglio se ne parlerà in altra occasione: qui basta rammentare, o forse meglio ipotizzare, che lo sguardo dell' "uomo-Dio" si sia alla fine fissato anche sul brulichio del mercato, più grande di qualsiasi altro in qualsivogli città d'Europa.
V'era ogni cosa, necessaria per la vita della città, popolosa quanto altre mai.
Al Signore dei Mexica, pur detti Aztechi, tormentato da recenti funesti presagi, forse sfuggiva che il suo destino, e quello del suo mondo, stava forse scritto entro le iridescenze d'un fiore pur esistente nei suoi domini ma scoperto dai Gesuiti tra lo smisurato Brasile e lo popolose contrade del Perù orgoglio d'un altro possente dominio, quello degli Inca.
Un bel fiore era, dai missionari collegato a Cristo sotto nome di "Fior della Passione" o Passiflora, la Granadiglia in effetti: per altri, tuttavia, simbolo d'oscuri richiami idolatri e pagani.
Una gemma della natura comunque, destinata a diventare un caso letterario in Europa, entro l'Adone e quindi nella disputa poetica sul "Giardino di Venere" fra Tomaso Stigliani e GianBattista Marino di cui, con tanti, un giovane ambizioso ventimigliese, tal Angelico Aprosio, fu acceso sostenitore
.
Le discussioni su un fiore, ambiguamento sospeso da opinioni diverse tra esaltazione del Cristo e sensuale culto di Demoni, furon forse solo metafora d'una "Passione" più estesa, del crollo di Imperi giudicati eterni e invece devastati da "uomini vestiti di ferro e con armi terribili", i quali, aiutati dai tanti nemici che la ferocia di Montezuma II aveva generato, avrebbero presto distrutto, nel sangue di tanti la splendida città dai mercati senza fine e dai tesori inenarrabili: e poi con essa le meraviglie di tutto "Il Nuovo Mondo". Sicché nella piazza deserta degli empori nulla rimase, forse i resti di qualche mercante tardivo alla fuga, esposto al vento, ove una sorta di locuste intralciava il pasto d' uccelli ben pasciuti e, soprattutto, il silenzio, che aveva sopraffatto le mille voci dei faccendieri: un silenzio di morte in cui, giorno dopo giorno, era sempre più facile odorare l'incenso portato dai preti d'un Mondo lontano ed ascoltare litanie, estranee nel senso ma prossime nel ritmo, a quelle degli antichi sacerdoti. 

giovedì 28 settembre 2017

Ramusio e la Terra di Hochelaga

Pianta La Terra De Hochelaga Nella Nova Francia, con a sinistra, il Monte Real, disegnata da Giacomo Gastaldi, illustrazione del libro i>Delle Navigationi et Viaggi. La Nuova Francia (in francese: Nouvelle-France) era un'area del Nord America, colonizzata dai francesi nei secoli XVI, XVII e XVIII. Al momento della sua massima espansione, nel 1712, il territorio della Nuova Francia era esteso da Terranova al Lago Superiore e dalla Baia di Hudson al Golfo del Messico. Il territorio era diviso in cinque governatorati, ognuno con la propria amministrazione: Acadia, Canada, Baia di Hudson, Terranova e Louisiana (prolungamento ideale di questo territorio erano la colonia delle Isole sottovento: Saint-Domingue, Guadaloupe e Martinique). Alcune di queste zone, segnatamente la provincia canadese del Québec e parte di quelle di Ontario e Nuovo Brunswick, corrispondono a quello che oggi viene comunemente chiamato Canada francese.

Giovanni Battista Ramusio (Treviso, 20 luglio 1485 – Padova, 10 luglio 1557) è stato un diplomatico, geografo e umanista italiano della Repubblica di Venezia. 
Fu l'autore del primo trattato geografico dell'età moderna. 
Figlio del trevigiano Paolo Ramusio, magistrato della Repubblica Veneta, fu discepolo del filosofo e umanista Pietro Pomponazzi, fece parte dell'Accademia Aldina collaborando con il suo fondatore, il famoso umanista e stampatore Aldo Manuzio, per il quale curò le edizioni aldine di Quintiliano 1514 e della Terza deca di Tito Livio 1519. Scambiò fitte corrispondenze con eminenti personalità del suo tempo, quali il letterato Pietro Bembo e il medico Girolamo Fracastoro. 
Appena trentenne divenne cancelliere della Repubblica Veneta e fu intimo collaboratore del Doge Alvise Mocenigo; dal 1515 fu segretario del Consiglio dei Dieci. 
Raffinato diplomatico, conoscitore profondo di parecchie lingue, venne inviato quale ambasciatore della Serenissima presso diverse corti europee. 
Resta famosa la sua permanenza presso la corte del re francese Luigi XII durante la quale si interessò molto alle esplorazioni francesi nell'America settentrionale. In quegli anni la Repubblica di Venezia era molto interessata alla via marittima delle Americhe, che vedeva come un nuovo sbocco per i suoi commerci, messi in pericolo dall'avanzare degli ottomani nel Mediterraneo. 
Tramite le sue amicizie diplomatiche, riuscì ad ottenere sollecitamente i resoconti dei viaggi dell'esploratore bretone Jacques Cartier, inviato dal re Francesco I nel Canada, allora "Nuova Francia". La sua grande abilità nel tracciare mappe gli consentì, sulla sola scorta della descrizione di Cartier, di far comporre da Giacomo Gastaldi la mappa della "Terra di Hochelaga" (terra dei castori), che rappresenta con molta verosimiglianza il territorio della colonia di Ville-Marie, l'attuale Montréal. Il Doge gli richiedeva mappe dettagliate di tutti i nuovi porti commerciali e si fece dipingere da lui, negli appartamenti di Palazzo Ducale, una carta geografica con tutti i porti del Mediterraneo. 
La sua opera più importante, alla quale è legata la sua fama letteraria, è il monumentale trattato dal titolo Delle navigationi et viaggi, il primo trattato geografico dell'età moderna, pubblicato fra il 1550 e il 1606, che riunisce più di cinquanta memoriali di viaggi e di esplorazioni dall'antichità classica fino al XVI secolo, da Marco Polo, a Vespucci, alle grandi esplorazioni africane. La pubblicazione di questo trattato subì varie vicissitudini, poiché il primo volume fu stampato nel 1550, il terzo volume fu stampato nel 1556, e il secondo volume, il cui manoscritto era andato distrutto in un incendio, fu stampato postumo nel 1559, due anni dopo la morte di Ramusio. L'idea di comporre questo trattato risale sicuramente al periodo in cui Ramusio ebbe l'incarico di prendere contatti con il navigatore Sebastiano Caboto, figlio di Giovanni Caboto, per convincerlo a mettersi al servizio della Serenissima. Ramusio, pur non avendo viaggiato personalmente nei paesi che descrisse, riuscì a darne una descrizione molto precisa e veritiera, perché si tenne in contatto con molti viaggiatori ed esploratori e poté consultarne i resoconti di viaggio. 
Con la sua opera, fu l'antesignano di tutta una vastissima produzione letteraria geografica, fra cui, subito dopo di lui, spiccano le opere di Richard Hakluyt. 


 

martedì 26 settembre 2017

Il comandante del Bounty

William Bligh è stato un ufficiale britannico, noto per essere stato al comando della HMS Bounty durante il celebre ammutinamento.
Nato nel piccolo villaggio di Saint Tudy, nei pressi della città di Bodmin (Cornovaglia), fu figlio unico di Francis Bligh, morto il 27 dicembre 1780, e di Jane Pearce, che morì quando il giovane William aveva solo 14 anni. All’età di sette anni fu assegnato come servitore personale del comandante della HMS Monmouth nel 1762. A quel tempo era una pratica abbastanza diffusa entrare giovanissimi nella Royal Navy con lo scopo di trascorrere il più velocemente possibile il periodo minimo necessario per una veloce promozione ai gradi successivi.
Nel 1770 prestò servizio sulla HMS Hunter e divenne aspirante guardiamarina nel 1771 a bordo della HMS Crescent dove rimase in servizio per tre anni, per poi passare a bordo della HMS Ranger. Nel 1776 Bligh fu scelto dal capitano James Cook per il suo sfortunato viaggio a bordo della HMS Resolution durante il quale lo stesso Cook trovò la morte nelle Hawaii.
Di ritorno da questa spedizione Bligh ritornò in patria nel 1780 consegnando un esauriente resoconto del viaggio e della morte di Cook. Dopo un periodo di ferma di circa un anno, il 4 febbraio 1781 Bligh sposò Elizabeth Betham, figlia di un funzionario in servizio nella cittadina di Douglas, sull’Isola di Man, subito dopo aver raggiunto il grado di sottotenente di vascello. Tornato in servizio attivo dopo pochissimi giorni dal matrimonio a bordo della HMS Belle Poule, nell’agosto di quello stesso anno, partecipò alla battaglia di Dogger Bank, durante la quarta guerra anglo-olandese e nel 1782 si adoperò per la difesa di Gibilterra contro la flotta spagnola.
Tra il 1783 ed il 1787 Bligh prestò servizio nella marina mercantile e venne assegnato al comando della HMS Bounty, per volontà del naturalista e botanico inglese Joseph Banks, per una spedizione scientifica organizzata dalla Royal Society for the encouragement of Arts, Manufactures & Commerce e diretta a Tahiti con lo scopo di prelevare in loco alcune piante dell’albero del pane. Il Bounty salpò il 23 dicembre 1787 ed il viaggio verso Tahiti si rivelò ben presto molto arduo, e dopo aver tentato senza successo di doppiare Capo Horn, la nave si diresse verso il famigerato Capo di Buona Speranza costringendo la nave ad un consistente ritardo su quanto programmato. Bligh giunse a Tahiti nell’aprile di quello stesso anno e fu costretto ad un ulteriore ritardo per attendere la maturazione delle piante dell’albero del pane.

Il 28 aprile 1789 un gruppo di ammutinati, capitanati dal suo secondo Fletcher Christian, costrinsero Bligh e i diciotto marinai rimasti a lui fedeli ad abbandonare la nave a bordo di una lancia con cibo e acqua per pochi giorni e con solo un sestante per orientarsi in mare. Nonostante fosse una impresa disperata, dopo circa 47 giorni di viaggio, Bligh riuscì a condurre i suoi uomini prima verso l’atollo di Tofua, per approvvigionarsi, e poi a raggiungere l’isola di Timor, perdendo un solo uomo.
Le ragioni dell’ammutinamento sono ancora oggetto di dibattito (pur se sarebbe stato scoperta recentemente la “relazione di un sopravvissuto”) tuttavia è certo che al suo ritorno in patria Bligh venne sottoposto alla corte marziale ed esonerato dal comando per la perdita del Bounty (la corte marziale era obbligatoria per chi perdeva una nave), ma restò tuttavia in servizio nella Royal Navy. Dal 1791 al 1793 fu assegnato in servizio sullo Sloop-of-war HMS Providence, che, insieme con una seconda nave, la HMS Assistance’, tentò una seconda spedizione per prelevare piante dell’albero del pane da Tahiti e trasportarle nelle colonie delle Indie occidentali.
Questa seconda spedizione ebbe successo e, durante il tragitto, Bligh prelevò alcuni frutti di blighia in Giamaica che consegnò alla Royal Society al suo ritorno in patria. Il nome scientifico di questa pianta, Blighia sapida, è stato scelto proprio in onore di Bligh.
In qualità di comandante della HMS Director Bligh partecipò alla battaglia di Camperdown svoltasi l’11 ottobre 1797, dove procurò seri danni a ben tre navi olandesi, la Haarlem, la Alkmaar e la Vrijheid. Il 2 aprile 1801, al comando della HMS Glatton, Bligh partecipò alla battaglia di Copenaghen, in occasione della quale ricevette un encomio formale dall’ammiraglio Horatio Nelson.
Nel 1805 venne nominato governatore del Nuovo Galles del Sud, per volere di Joseph Banks, incarico che iniziò a ricoprire di fatto solo nell’agosto del 1806. A causa del suo atteggiamento rigido nei confronti di ogni tipo di illecito, Bligh entrò presto in conflitto con il pioniere dell’industria della lana John Macarthur, e con altri importanti rappresentanti della corona britannica come Thomas Jamison, i quali da tempo avevano intrapreso una lunga serie di traffici e di speculazioni commerciali poco limpidi ed ai quali Bligh intendeva porre un freno.
Il protrarsi di questo conflitto portò ad una vera e propria ribellione nota come ribellione del rum che portò nel 1808 alla deposizione e all’arresto di Bligh da parte dei rivoltosi, guidati dal comandante dei New South Wales Corps il maggiore George Johnston, il 26 gennaio 1808. Trasportato sulla HMS Porpoise in qualità di prigioniero, venne condotto nel porto di Hobart, in Tasmania, dove fu liberato solamente agli inizi del 1810. Il 17 gennaio 1810 Bligh raggiunse il porto di Sidney ed iniziò subito a raccogliere prove per la messa sotto corte marziale di Johnston.
Il processo, a cui partecipò attivamente, durò da maggio ad ottobre e portò alla condanna di Johnston che venne espulso dal corpo dei Royal Marines senza alcun compenso. Per contro Bligh ricevette la promozione a Contrammiraglio e nel 1814 venne ulteriormente promosso al grado di ammiraglio. Tuttavia questa promozione fu soltanto nominale, in quanto dopo la sua liberazione Bligh non ricevette alcun incarico di una certa rilevanza, tuttavia non restò inattivo e si dedicò alla progettazione del North Bull Wall, una barriera artificiale costruita alla foce del fiume Liffey, a Dublino, con lo scopo di contrastare l’effetto Venturi. L’attuale North Bull Island è un isolotto artificiale frutto dei sedimenti di sabbia causati dal progetto di Bligh, il quale nel frattempo si dedicò alla rilevazione topografica della baia di Dublino.
Durante gli ultimi anni della sua vita, Bligh visse a Farningham nella sua magione e morì in Bond Street, a Londra, il 6 dicembre 1817. Venne seppellito nel cimitero della chiesa parrocchiale di Lambeth.

da Cultura-Barocca


martedì 19 settembre 2017

I Cavalieri Ospitalieri

 

I Cavalieri Ospitalieri o Gerosolimitani originariamente essi ebbero nome di "ORDO MILITIAE SANCTI JOHANNIS BAPTISTAE HOSPITALIS HIEROSOLYMITANI". Si trattava di in ordine religioso cavalleresco le cui origini sono da collegare all'istituzione di un OSPEDALE a Gerusalemme ancora prima delle Crociate e finalizzato allo scopo di assistere i già tanti pellegrini che, sfruttando la tolleranza degli Arabi, già si recavano in Terrasanta dall'XI secolo. 

(Durante il primo Medioevo, Carlo Magno chiese al califfo Harun ar-Rashid il permesso di costruire a Gerusalemme un ospizio e una chiesa per i pellegrini di lingua latina. Nacque così, in una zona chiamata Muristan (una parola persiana che significa ospedale), a sud del Santo Sepolcro, un gruppo di edifici, ospedali e ricoveri destinati a soccorrere i pellegrini per centinaia di anni.
Dopo qualche secolo di alterne vicende, nel 1030 l'ospizio venne ricostruito a spese dei mercanti di Amalfi, e affiancato da due nuove chiese. Nacque pertanto la Chiesa di San Giovanni Battista, la più antica di Gerusalemme (la sua parte primitiva risale al 450), e quella di Santa Maria Latina, poi inglobata nella vicina Chiesa Luterana del Redentore; all'arrivo dei Crociati, San Giovanni Battista diventò la sede del ricco Ordine Cavalleresco degli Ospitalieri, che gestirono l'ospizio per più di tre secoli, fino ai tempi di Solimano.)

 L'OSPIZIO e la CHIESA connessa erano dedicati a S. GIOVANNI BATTISTA e la confraternita religiosa che li amministrava seguiva la regola agostiniana (nonostante varie ipotesi al momento attuale non è possibile dire se l'OSPEDALE sia da identificare con quello istituito nella stessa zona dai mercanti di Amalfi nel 1023) Durante la vittoriosa impresa della I Crociata a Gerusalemme era amministratore di questa STRUTTURA DI RICOVERO E CURA tale Gerardo, su cui non si hanno dati specifici.
Data l'euforia della vittoria cristiana l'OSPEDALE fu ingrandito con donazioni e successivamente papa Pasquale II con sua Bolla del 15-II-1113 approvando l'istituzione assistenziale la pose sotto la protezione della Santa Sede.
Morto Gerardo, si ebbe una trasformazione sotto il suo successore RAIMONDO DE PUY.

Ai componenti dell'istituto oltre le funzioni religiose e assistenziali furono allora attribuite PREROGATIVE MILITARI: ci si rese conto che, data la precarietà delle conquiste cristiane in Terrasanta, era necessario fornire a questi "religiosi" la capacità e il diritto di difendere sia la propria chiesa che il loro ospedale.
Così agli ordini religiosi tradizionali che essi dovevano assumere fu aggiunto quello "militare".
I componenti dell'istituto vennero così diversificati: i NOBILI divennero MONACI-CAVALIERI, mentre i NON NOBILI conservarono la fisionomia non guerresca di CAPPELLANI (per i servizi religiosi veri e propri oltre che per le cure assistenziali) e di SERVIENTI-ARMIGERI.
Agli OSPITALIERI o GEROSOLIMITANI (esisteva sostanziale interscambio nella denominazione) fu assegnato un ABITO ORIGINALE caratterizzato da un MANTELLO NERO con CROCE BIANCA SUL PETTO.
Già subito però con RAIMONDO DE PUY la croce bianca fu modificata e divenne la CROCE OTTAGONALE destinata a restare simbolo dell'Ordine.
Inoltre Innocenzo IV nel 1248 autorizzò questi cavalieri a indossare sull'armatura una SOPRAVVESTE NERA.
Sotto papa Alessandro VI, nel 1259, essa fu però ancora cambiata e divenne di COLORE ROSSO.
L'Ordine raggiunse successi e fama specie nella II Crociata partecipando alla spedizione contro Damasco e contribuendo alla conquista di Ascalona: anche in funzione di ciò ebbe particolari riconoscimenti e alla fine papa Anastasio IV nel 1154 concesse l'esenzione dall'autorità dell'ordinario diocesano compreso il patriarca di Gerusalemme.
L'Ordine, che non venne mai meno ai suoi impegni assistenziali, raggiunse notevole potenza e creò molte fondazioni anche in Europa già nel XII secolo.
Per dare un'idea della sua potenza basti dire che l'OSPEDALE DI GERUSALEMME già nell'XI secolo era in grado di dare ospitalità (per riposo ma anche per cura) ad almeno 2000 PERSONE.
Nel 1162, '68 e '69 il GRAN MAESTRO DEI GEROSOLIMITANI od OSPITALIERI (Gilberto d'Assaily) aiutò militarmente il re di Gerusalemme Amalrico in ripetute spedizioni contro l'Egitto islamico.
Il Saladino debellò tuttavia a Hittin il 14-VII-1187 le forze cristiane e quindi riuscì a conquistare anche Gerusalemme.
La causa dei Crociati risentì paurosamente della disfatta e anche l'ORDINE DEGLI OSPITALIERI o GEROSOLIMITANI pagò la sconfitta con un notevole ridimensionamento: aveva peraltro visto uccidere molti suoi valenti monaci-cavalieri mente altri erano stati fatti prigionieri.
L'ORDINE abbandonò quindi l'OSPEDALE DI GERUSALEMME e pose le sue basi in Siria a Marquab, organizzando una robusta resistenza alla riconquista araba.
Poichè la TERZA e a QUARTA CROCIATA erano state dei nobili fallimenti il nuovo GRAN MAESTRO DELL'ORDINE (Garin de Montaigu) si recò in Europa per ottenere una nuova spedizione militare: nel corso del suo impegno si curò di ampliare i possedimenti dell'Ordine, grazie a ulteriori donazioni, ed a costituire nuove BASI in Europa, specie CHIESE-OSPEDALI nelle aree portuali donde i Crociati avrebbero preso poi il mare per la Terrasanta (siamo a metà del XIII secolo, nel momento in cui si formarono gli OSPEDALI GEROSOLIMITANI di PORTOMAURIZIO e di OSPEDALETTI nel Ponente Ligure. Fra vari interrogativi ed incertezze, non prive di fondamento, si possono citare gli insediamenti, da alcuni teorizzati, a COLDIRODI ed a SAN BARTOLOMEO D'ARZENO mentre sicuramente, con altre basi, in Liguria spicca naturalmente la COMMENDA DI S. GIOVANNI DI PRE' peraltro doviziosamente citata da A. Aprosio nel suo repertorio biblioteconomico a pagina 575).
La Crociata viene condotta sotto grandi auspici dal giovane imperatore FEDERICO II.
I GEROSOLIMITANI restano però prontamente disillusi in quanto il condottiero cristiano preferisce evitare l'uso delle armi e rifarsi alla diplonazia, facendo stendere un TRATTATO (1244) per cui Gerusalemme tornò sì ai Cristiani ma in un clima di perenne instabilità: ed infatti appena tre anni dopo la città fu presa dai TURCHI KHOVARESMI in piena espansione a danno degli ARABI.
La disfatta dei GEROSOLIMITANI fu notevole.
Il loro GRAN MAESTRO (Guillame de Chateaneuf) fu fatto prigioniero e anche la formidabile fortezza gerosolimitana di Ascalona cadde in mano dei conquistatori islamici.
Luigi IX il Santo di Francia partì allora dalla PROVENZA nel 1250: ed è da notare come proprio in relazione a questo sforzo a metà dello stesso secolo nel territrio di Ventimiglia (notoriamente area di passaggio per la Provenza) proliferassero OSPEDALI e CAVALIERI, RELIGIOSI e NON.
L'impresa del re di Francia si concluse però nella nuova sconfitta di Mansura che ebbe grandi negative ripercussioni sul morale e la compattezza dell'ORDINE che in quell'impresa aveva riposto molte speranze per tornare alla primitiva potenza.
La crisi politico-militare dell'Ordine corrispondeva ad un allentamento dei valori originali susseguenti ad un indebolimento morale dei costumi e contro tutto ciò papa Gregorio IX si vide costretto ad emanare una Bolla nel 1238.
Peraltro gli Ospedalieri o Gerosolimitani erano spesso in contrasto coi Templari in relazione soprattutto al perenne stato di conflitto in Oriente tra Genova, di cui gli Ospedalieri erano alleati, e Venezia.
Poco dopo la metà del XIII secolo si cercò di conciliare queste pericolose divisioni in seno alla Cristianità ma la cosa non impedì a Bibars, sultano d'Egitto e comandante supremo dei Mamelucchi, di occupare la Siria nel 1261 e di mettere termine al principato di Antiochia.
Poco dopo, nel 1271, cadde addirittura il KRAK DEI CAVALIERI e nel 1285 cedette anche IL MARQUAB.
Tripoli si arrese nel 1289 e S.GIOVANNI D'ACRI si consegnò agli invasori musulmani nel 1291.
La sede dell'ORDINE fu allora trasferita nell'isola di Cipro a Limisso.
Poi grazie ai servigi del genovese Vignolo dei Vignoli gli OSPEDALIERI o GEROSOLIMITANI (1308) sottrassero ai Bizantini l'importante isola di RODI.
Qui il GRAN MAESTRO (nel caso Folco de Villaret) pose la nuova sede dell'Ordine e per due secoli i Cavalieri vi tennero una posizione di grande prestigio: in funzione di questo radicale cambiamento mutarono allora il nome originario di GEROSOLIMITANI o OSPEDALIERI in quello di CAVALIERI DI RODI su cui esiste in collezione privata un volume intitolato RHODIORUM HISTORIA... scritto da GUILLELMUS CAORSIN ed edito ad Ulm per Johann Reger nel 1496: si tratta di un'opera rarissima ed estremamente preziosa con nel testo 16 tavole silografiche.
 La posizione strategica dell'isola permise ai Cavalieri di assumere un ruolo egemonico in campo politico e mercantile visto che potevano essere l'ago della bilancia nel contesto di molti rapporti diplomatici ed economici.
In particolare furono stretti accordi commerciali con Genova, Venezia e Pisa oltre che con altre potenze marinare.
Inoltre i CAVALIERI strinsero relazioni mercantili addirittura coi potentati arabi e cercarono persino di addivenire a degli accordi coi Turchi Ottomani, cosa che sarebbe anche riuscita, nonostante la severa condanna del Soglio papale, se il Sultano non avesse preteso anche l'alta sovranità sull'isola di Rodi.
I CAVALIERI DI RODI mirarono, a differenza dei loro predecessori, a costituirsi un vero e proprio domini territoriale che si estendeva da Rodi a molte isole vicine.
Il GRAN MAESTRO DEI CAVALIERI DI RODI era nello stesso tempo PRINCIPE DI RODI mentre il CONSIGLIO DEI CAVALIERI, quasi fosse a capo di una sorta di repubblica aristocratica con proprie NORME STATUTARIE, si arrogava vere e proprie prerogative sovrane tra cui quelle di coniare moneta, di intrattenere rapporti diplomatici con altri Stati, di organizzare un esercito ed una flotta e di guidarli nel piano generale di una difesa della Cristianità.
Come si intende rispetto alla matrice originaria i CAVALIERI DI RODI andavano deprimendo gli impegni religiosi e assistenziali a vantaggio di interessi politici e socio-economici.
Non è vero però, come qualcuno ha suggerito, che abbiano da questo momento trascurato i primitivi fini assistenziali.

A RODI infatti essi avevano eretto un gigantesco OSPEDALE preposto all'assistenza degli indigenti e degli ammalati.
La secolarizzazione dell'ORDINE fu peraltro connessa al crollo dell'ORDINE DEI TEMPLARI molti beni dei quali pervennero appunto ai CAVALIERI DI RODI.
L'organizzazione definitiva dell'Ordine data a poco dopo questi eventi.
L'organismo base della loro struttura sociale era la COMMENDA (vedi per esempio la COMMENDA GENOVESEDI PRE').
Più COMMENDE, cioè più CASE, formavano un PRIORATO mentre più priorati, all'interno di distinte nazioni, formavano le PROVINCE o LINGUE.
Alla fine del '400 le LINGUE di CAVALIERI DI RODI corrispondevano a otto lingue o nazioni: Provenza, Alvernia, Francia, Italia, Aragona, Castiglia-Portogallo, Inghilterra, Germania (comprendente anche Ungheria, Boemia e Scandinavia).
Ogni LINGUA aveva un suo capo cui spettava una delle cariche supreme dell'Ordine come GRAN COMMENDATORE, MARESCIALLO, OSPEDALIERE, GRANDE AMMIRAGLIO, DRAPPIERE, GRAN CONSERVATORE, GRAN CANCELLIERE, TURCOPILIERO, GRAN BALI', CAPITANO GENERALE DELLE FORZE ARMATE, CASTELLANO DI EMPOSTA.
Siffatta struttura garantiva l'internazionalità dell'Ordine al cui vertice stava sempre il GRAN MAESTRO che era eletto a vita dal parlamento o CAPITOLO GENERALE DEI CAVALIERI.
Per quanto riguarda i servigi svolti per la cristianità è da menzionare che fra tutti prevaleva ormai la funzione militare svolta contro le forze egiziane e turche.
Appoggiati da Venezia e Cipro i CAVALIERI DI RODI occuparono Smirne nel 1344 e la mantennero sino al 1402 quando fu conquistata dai MONGOLI DI TAMERLANO: i CAVALIERI non si diedero però a fuga dissennata ma anzi resero ardua ogni nuova conquista ai Mongoli e di fatto minacciarono sempre la penisola anatolica fondando nel 1408 il castello di S. Pietro dirimpetto all'isola di Cos.
Soprattutto esperti nelle gesta marinare i CAVALIERI impeganarono i Turchi anche in imprese di terra e per esempio nel 1396 parteciparono alla sfortunata impresa di Nicopoli contro Bayazid I.

Dopo la conquista turca di COSTANTINOPOLI i CAVALIERI si trovarono circondati da gravi pericoli.
MAOMETTO II, che li riteneva un grande pericolo, organizzò una spedizione contro Rodi: l'attacco fu tuttavia respinto per la formidabile resistenza organizzata dal GRAN MAESTRO Pietro d'Aubusson.
Nella stessa impresa non riuscì però il MAESTRO Filippo de Velliers de l'Isle Adam quando l'isola, nel 1522, fu assalita dal novo signore dei turchi SOLIMANO IL MAGNIFICO.
Ritiratisi dall'isola di Rodi i CAVALIERI ottennero nel 1530 il possesso dell'ISOLA DI MALTA dall'imperatore Carlo V: essi furono peraltro penalizzati oltre che dalla sconfitta militare e dalla perdita dei possessi orientali da una notevole crisi di valori interni dipendenti dalla spaccatura della cristianità come conseguenza della RIFORMA PROTESTANTE.
Dando però prova ancora una volta di grandi capacità organizzative essi si riorganizzarono a Malta continuando il loro storico programma di lotta all'espansionismo islamico: ancora una volta cambiarono però il loro nome, mutandolo dal luogo in cui avevano la loro base principale e pertanto divennero il SOVRANO MILITARE OSPEDALIERO ORDINE DI MALTA più sveltamente detto poi ORDINE DEI CAVALIERI DI MALTA.
L'isola fu splendidamente fortificata e nel 1565 fu in grado di resistere a un'aggressione della FLOTTA IMPERIALE TURCHESCA D'OCCIDENTE.

Nell'isola fu poi fondata la cittadella de LA VALLETTA così nominata dal GRAN MAESTRO DELL'ORDINE che fortificò e valorosamente difese l'isola, Jean Parisot de La Valette.
E proprio ai CAVALIERI DI MALTA l'erudito Aprosio dedicò pagine significative del suo repertorio bibliografico.
I CAVALIERI DI MALTA parteciparono poi alla battaglia di Lepanto, alla difesa di Candia (1645-1669), alle campagne d'Ungheria con Sobieski e di Morea coi Veneziani.
Proprio nel XVII secolo essi conseguirono ulteriore rinomanza per queste gesta e al loro GRAN MAESTRO fu conferito il titolo di PRINCIPE DEL SACRO ROMANO IMPERO e nel 1630 un grado ecclesiastico equivalente a quello di cardinale.
Nel XVIII secolo si spense però il governo autocratico del GRAN MAESTRO Emanuele Pinto de Fonseca che, inimicandosi la Santa Sede, aveva cacciato dall'isola i Gesuiti.
Con la Rivoluzione Francese l'Ordine fu spoliato dei suoi beni in area transalpina e Malta divenne terra di nobili francesi in fuga.
Nel 1792, conquistata l'isola, Napoleone ottenne la cessione dell'isola che non tornò più ai CAVALIERI DI MALTA.
Molti CAVALIERI DI MALTA si rifugiarono presso lo ZAR DI RUSSIA PAOLO loro protettore che fu eletto "gran maestro" anche se la Santa Sede non riconobbe l'ATTO essendo lo ZAR DI RELIGIONE ORTODOSSA E CONIUGATO.
Dopo la morte di Paolo I un CAPITOLO DELL'ORDINE attribuì la carica di GRAN MAESTRO DELL'ORDINE ai PONTEFICI ROMANI: usanza che da allora mai più venne meno.
Dopo le sedi provvisorie di Catania e di Ferrara da 1834 l'ORDINE DEI CAVALIERI DI MALTA si stabilì in ROMA (nel 1961 Papa Giovanni XXIII ne approvò la carta costituzionale).


venerdì 15 settembre 2017

Sui Templari

Baldovino II cede la sede del Tempio di Salomone a Hugues de Payns e Gaudefroy de Saint-Homer. Miniatura da Histoire d'Outre-Mer di Guglielmo di Tiro, XIII secolo - Foto: Wikipedia
I disarmati Benedettini, benché abili nel rinvigorire la fede in Cristo fra le popolazioni alpestri ancora suggestionate da tradizioni pagane, presto non bastarono più a proteggere i tanti Pellegrini che, in visita ai Luoghi Santi d'Europa e d'Oltremare, andavano percorrendo le direttrici storiche ridisegnate dai monaci.

Per queste finalità pratiche acquistarono allora incredibile potenza vari Ordini monastico-cavallereschi che s'erano sviluppati in Terrasanta, durante le Crociate.

L'ORDINE DEI CAVALIERI TEMPLARI, istituito in Terrasanta nel 1119 da Ugo di Payens ed altri otto Crociati, ottenne da Baldovino II un palazzo dove sorgeva il Tempio di Salomone: previo il riconoscimento della CHIESA ROMANA l'ORDINE ottenne successivamente la stesura di una propria REGOLA che ne informò tutto lo slancio religioso e militante.

I Templari, oltre ad essere frati guerrieri, a combattere gli Arabi ed a proteggere seppur dietro compenso i "Pellegrini del Sacro", gestivano un pò ovunque, sia sui percorsi per le SPAGNE che per la TERRASANTA , dei ricoveri per viandanti , degli OSPEDALI in cui tuttavia oltre che il riposo ed il conforto del cibo ai viandanti, sempre dopo pagamento, mettevano a disposizione le loro conoscenze in campo medico .
Alcuni fra loro avevano rafforzato queste competenze soprattutto con la frequentazione di quei medici arabo-egiziani che avevano tratto la loro formazione dai testi greci = dopo il crollo della Romanità la Medicina nell'Europa Cristiana era degradata a livelli modestissimi ed era stata recuperata soprattutto sulla scia della Scienza Araba da cui i Cavalieri del Tempio appresero molte nozioni specie quelle collegate all'arte dei Rizotomi, poi Aromatarii e quindi Erboristi non sempre, però, condivise dall'ecumene della Cristianità per interferenze -certo suggerite dalla superstizione e dal rifiuto del mondo antico- sia con il contesto pagano ed idolatra quanto con l'interferenza di occulte forze demoniache : tutte cose che, ben manipolate, avrebbero contribuito ad alimentare una certa quanto ingiusta "leggenda nera dei Templari".
Dalla medicina e dalla scienza degli Arabi i Cavalieri del Tempio avevano oltre a ciò ricavate ulteriori nozioni, del tutto incomprensibili nell'Europa Medievale quanto non completamente prive di fondamento ed utilità: contestualmente alcuni di loro si erano accostati alla sempre controversa disciplina dell' ALCHIMIA sì da poter esser ritenuti -laddove li si volesse colpire ed attaccare per qualsiasi ragione- anche praticanti di magia.
Oltre a ciò, per quanto la
MEDICINA DELL'EPOCA GIA' CONCEDESSE - COME AVREBBE CONTINUATO PER SECOLI - RILIEVO A QUESTE TERAPIE SI' DA CREARNE UN VERO AFFARE ECONOMICO
pure loro al pari di tanti erano diventati "commercianti" della
MUMMIA
[la fondamentale sostanza ricavata dai resti delle mummie egizie e cui per secoli fu attribuita una notevole capacità terapeutica in varie patologie = La Mummia fu a lungo utilizzata come medicamento ed altissimo era il suo prezzo anche a piccole dosi per i preziosi componenti terapeutici che vi si ritenevano racchiusi ed ancora efficaci e ad essa furono dedicate autentiche ed approfondite trattazioni).
Nemmeno è da escludere, attesa la generale aspettativa, che al pari di tanti altri investigatori delle stranezze commerciabili del Medio Oriente anche dei Cavalieri del Tempio si siano spinti alla vana ricerca della misteriosa pianta officinale del SILFIO, contestualmente imparando ad apprezzare, come profilattico e strumento terapeutico, BAGNO TERMALE.
Ma tutte queste frequentazioni se per un verso fecero riconoscere loro meriti non comuni contribuirono, tra il numero crescente dei nemici che invidiavano la loro condizione ambendo di impossessarsi sia delle loro conoscenze che soprattutto delle loro ricchezze, a diffondere la voce -chiaramente utilizzata seppur insieme ad accuse ancor più gravi nel famoso procedimento che portò alla Soppressione dell'Ordine- della loro pratica con forze spirituali di natura magica e pagana e quindi di matrice diabolica.
Questi frati guerrieri raggiunsero presto grande potenza per il loro ruolo di "guardiani delle vie di mare e terra"; anche se non mancarono casi in cui un esasperato giudizio di potere li indusse a far uso indiscriminato delle armi .
Proteggendo i viandanti, facendosi pagare l'ospitalità o combattendo in Terrasanta, i Templari erano soprattutto divenuti ricchissimi: nel 1244 questi cavalieri franco-provenzali di nobile origine, che indossavano una livrea bianca ed un candido mantello ornati da una croce vermiglia, si erano distinti a Gaza combattendo i musulmani: al loro servizio stavano scudieri non nobili, riconoscibili dalla dotazione militare (armamenti di cuoio e lancia) oltre per il caratteristico mantello bianco e gli stendardi da battaglia che ostentavano nelle parate militari. Guglielmo Bonanato, sposo di Benvenuta, conservava nella sua casa di Dolceacqua (IM) tale strumentazione, il mantello, la lancia ed armi da taglio proprie degli scudieri (not. di Amandolesio, doc. 233, del 3-V-1260): potrebbe non significare alcunchè la "fiala d' olio" che era in casa sua ma il "lebète" dice qualcosa di più interessante. Si trattava infatti di un oggetto di tradizione greco-romana (piuttosto raro e pregiato nell'Occidente medievale) che poteva servire per lavori domestici come riscaldare l'acqua o cuocere vivande : era stato usato anche per abluzioni votive nei templi pagani ed in antico rientrava tra i premi pattuiti per i vincitori dei giochi olimpici, vista la preziosità artistica di alcuni esemplari. La tipologia dell'apparecchio e la poliedricità degli usi appartenevano dunque ad una tecnologia sofisticata di cui nell'Europa Occidentale si era già persa memoria ed infatti nella casa di Guglielmo e Benvenuta esisteva anche un comunissimo "paiolo", rozzo corrispondente occidentale di questo strumento ellenistico: l'evidenza che fu data dal notaio al "lebéte" sembrerebbe da connettersi proprio alla sua rarità, come avvenne, in parecchie altre documentazioni, per altri utensili orientali rapiti dai Templari e dai loro scudieri-servitori, in modo particolare durante il saccheggio di Gaza. I Turchi del Kwaresmi , respinti dall'Asia centrale ad opera delle tribù mongoliche, eran passati al soldo del Sultano egizio e per lui eran riusciti a rioccupare Gerusalemme, già liberata dai Cristiani. Le truppe egiziane e coresmie avevano inflitto nei pressi della città di Gaza una bruciante sconfitta ad un esercito franco; solo i cavalieri del Tempio scamparono alla disfatta ed acquisirono gran meriti per aver salvato molti Crociati in rotta, così da tornare in Europa fra gli onori e sprattutto colle grandi ricchezze rapite all'Oriente proprio dopo il saccheggio di Gaza.

Col passar del tempo i CAVALIERI DEL TEMPIO acquistarono vieppiù forza e prestigio in Europa, specie in Spagna, Francia e Italia Nord-occidentale: le rovine della loro roccaforte a Ponferreda (Leòn, metà XII secolo, con varie ricostruzioni ed ampliamenti) restano l'attuale testimonianza di un enorme successo socio-economico.
L'influenza acquisita anche sulla Corte francese suscitò però i sospetti del Sovrano Filippo IV il Bello che fece arrestare tutti i Templari del suo tempo, con l'appoggio del Pontefice avignonese Clemente V (1305-14), cui aveva ispirato la BOLLA DI SOPPRESSIONE DELL'ORDINE DEI TEMPLARI.
Nel CONCILIO (1311-12) tenuto a VIENNE (città che aveva conservato anche nell'età di mezzo la rilevanza che aveva avuto ai tempi di Roma e che tuttora attestano alcuni monumenti) si dettarono poi le norme di soppressione dei Templari e con 7 successive Bolle si stabilirono i dettami delle persecuzioni individuali, della soppressione dei Priorati ed in particolare dell'assimilazione dei beni dell'Ordine che, per quanto destinati ufficialmente ai Gioanniti, finirono in gran parte nel Tesoro dei Re. Il Concilio durò tuttavia oltre il preventivato per il fatto che fra il Clero avignonese, benché asservito alla corte, erano sorti in istruttoria aspri contrasti sulla liceità dell'operazione e sulla presunta falsità delle accuse mosse ai Templari: non è infatti casuale come, nonostante le pretese di Filippo IV, il Concilio abbia poi abolito l'Ordine solo con un atto amministrativo e non con una condanna ufficiale. Il rallentamento della pratica inquisitoriale fece sì che parecchi Templari riuscissero ad evadere dal territorio francese, rifugiandosi in Paesi confinanti: sarebbe interessante, in un lavoro specifico, recuperare la maggior quantità di notizie possibili sui movimenti di monaci Templari nel periodo compreso fra il 1310 ed il 1315 lungo i tragitti che dalla Provenza portavano alla Padania ed alla Savoia.
Filippo IV comunque sulla scia delle conclusioni conciliari e della soppressione dell'ordine per infamia ed eresia ebbe facile gioco, nel suo regno, a perseguire i Templari che non avevano potuto o voluto fuggire: così contro tanti di questi monaci guerrieri, tra cui il loro maestro generale, accusati di empietà e peccati contro natura, furono intentati terribili processi, ispirati alle norme più severe del diritto intermedio in cui dopo una confessione estorta con la tortura inquisitoriale venivano pronunciate le condanne che, dopo aver ordinato l'alienazione di tutti i beni dei rei, condannavano quasi sempre questi sciagurati alla morte sul rogo.


sabato 9 settembre 2017

San Bernardino da Siena

Pinturicchio, Gloria di San Bernardino da Siena (Roma, Basilica di Santa Maria in Aracoeli) - Foto: Wikipedia
San Bernardino da Siena, al secolo Bernardino degli Albizeschi, nacque a Massa Marittima, vicino Siena, l'otto settembre 1380.
Era figlio del governatore di Massa, ma i suoi genitori morirono nel 1386, sì che egli fu cresciuto dalla zia Bartolomea, una donna molto religiosa.
Nel 1397, dopo un corso di legge civile e canonica, entrò nella Confraternita della Madonna, con sede non lungi dall'ospedale di Santa Maria della Scala.
Quando la peste colpì Siena nel 1400, Bernardino si offrì di occuparsi dell'ospedale, riunendo intorno a sé altri dodici giovani.
Per quattro mesi essi lavorarono instancabilmente, alcuni morirono e Bernardino non si riprese mai del tutto dai postumi del morbo che aveva contratto.
Finita l'epidemia dovette occuparsi della zia ormai cieca e costretta a letto.
La tradizione agiografica narra che, dopo la morte dell'amata congiunta, Bernardino pregò e digiunò per conoscere il Volere Divino riguardo al suo futuro e che, mentre pregava di fronte al Crocifisso, venne impressionato, al pari di San Francesco, dalla sofferenza di Nostro Signore.
Decise quindi di distribuire a pro dei poveri i suoi considerevoli averi.
Poco dopo (8-IX-1402) indossò il saio dei Frati Minori a San Francesco di Siena.
Nel 1403 Bernardino si ritirò nel monastero francescano di stretta osservanza a Colombaio, fuori città.
Fu ordinato l'otto settembre 1404 e nei successivi 12 anni predicò occasionalmente, preferendo vivere in solitudine.
Nella morente estate del 1417 si trasferì a Milano ove predicò, tra la generale ammirazione, il suo primo sermone quale missionario.
Iniziò una serie di peregrinazioni per l'Italia portando la sua oratoria sacra quasi in ogni città e villaggio.
I suoi sermoni duravano tre o quattro ore ed erano pieni di esempi, aneddoti e digressioni. Egli si adattava ai dialetti ed ai gerghi locali, e spesso ricorreva alla mimica ed agli scherzi. Nel 1427, un tale Benedetto da Siena avrebbe annotato, parola per parola, quarantacinque suoi sermoni quaresimali in vernacolo: il manoscritto originale andò perduto, ma ne esistono ancora molte antiche copie, che sono state stampate con il titolo de Le Prediche Volgari di Siena.
Data la sua inarrestabile fama, divenne presto usuale contendersi l'onore di ascoltarlo, ed egli era spesso obbligato a predicare nei mercati per le grandi folle che richiamava.
Era sua solida abitudine predicatoria quella di aggredire ogni forma di vizio ostentando quindi una targa su cui erano scritte le iniziali di Cristo, IHS: la gente si entusiasmava così tanto da scrivere queste lettere anche sulle case.
A Bologna, Bernardino indusse un fabbricante di carte da gioco, che era stato rovinato dai suoi sermoni contro il gioco d'azzardo, a guadagnarsi da vivere producendo questi cartelli, e costui si riprese decorosamente dal collasso economico.
Al pari di San Francesco aveva la sua parola guida nel lessema PAX, cioè quel MESSAGGIO DI PACE che gli permise, dato il grande credito morale di cui godeva, di indurre molte città a togliere dai muri delle chiese e dei palazzi gli stemmi delle loro fazioni in guerra in modo da sostituirle con il monogramma IHS.
Svolse un significativo ruolo nel processo di pacificazione fra Guelfi e Ghibellini.
Un particolare ruolo lo svolse nella lotta alla dilagante usura e per rendere più efficace questa sua campagna contro la miseria preparò la strada all'istituzione di società benefiche di prestito, poi note quali Monti di Pietà.
Bernardino scrisse un libro dedicato all'economia, evidenziando che il commercio, al pari di tutte le altre professioni, poteva essere praticato nel rispetto della legge oppure illegalmente: l'opera pota il titolo de Sui Contratti e sull'Usura: in esso l'autore tratta della proprietà privata, dell'etica del commercio, della determinazione del valore e del prezzo, e del problema dell'usura.
Bernardino fu accusato di eresia, i cartelli che aveva usato per promuovere la devozione per il Santo Nome furono usati come base per attacchi contro di lui.
I denuncianti lo accusavano di incoraggiare le superstizioni sì che venne incriminato per aver introdotto una pratica religiosa, nuova e profana, che esponeva la gente al pericolo dell'idolatria.
Si diceva che egli portasse su di sé un pezzo di carta su cui era scritto il nome di Gesù e che, quando veniva mostrato ai peccatori, emetteva raggi di luce. Nel 1427 egli fu citato dinanzi a Papa Martino V, che gli riservò una fredda accoglienza e gli vietò di predicare ed usare i suoi cartelli finché la sua condotta non fosse stata esaminata.
Il processo ebbe luogo a San Pietro alla presenza del Pontefice l'otto giugno 1427, e San Bernardino fu difeso da San Giovanni da Capestrano, grande giurista e governatore di Perugia, che era entrato nell'Ordine francescano all'età di 30 anni.
Bernardino fu prosciolto dalle accuse dopo un attento esame della sua dottrina e della sua condotta: tuttavia, leggendo i suoi scritti, non si può non concordare con Antonio Zencovich quando evidenzia lati ambigui seppur pragmatici nell'opera predicatoria ed apostolica di San Bernardino: per esempio quelli di combattere la superstizione o di praticare la persecuzione contro le presunte stregh,e utilizzando strumenti e ideando metodi decisamente ai limiti dell'ortodossia.
Il Papa comunque lo invitò di predicare a Roma ed approvò la sua elezione a Vescovo di Siena, carica prestigiosa che Bernardino tuttavia non accettò.
Parimenti avrebbe rifiutato anche i vescovati di Ferrara (1431) ed Urbino (1435), guidato dalla raggiunta consapevolezza che in tal modo non avrebbe potuto espletare il suo principale ruolo di missionario.
Dopo l'ascesa di Papa Eugenio IV, i calunniatori di Bernardino rinnovarono le loro accuse contro di lui, ma il Papa li ridusse al silenzio mediante una Bolla, il 7 gennaio 1432.
Verso il 1430, Bernardino, ormai noto universalmente come l'"Apostolo del Santo Nome", divenne Vicario Generale dei Frati della Stretta Osservanza.
Dall'alto della sua posizione gerarchica fu allora in grado di riformare la Regola.
Coinvolse i frati come predicatori e maestri e particolarmente insistette sull'istruzione in teologia e diritto canonico come parte integrante del curriculum ecclesiale.
Molti conventi passarono facilmente dalla Regola Conventuale a quella Osservante, ed il numero dei frati crebbe da 300 a oltre 4.000.
Bernardino scrisse dei trattati sulla Beata Vergine ed opere teologiche in Latino ed Italiano, esaminando i principali aspetti dottrinali e morali della Cristianità.
Nel 1442, si dimise dalla sua carica, per cominciare un nuovo viaggio missionario, anche se la sua salute stava peggiorando.
Diede il via alla santa impresa nel 1444, predicando a Massa Marittima, poi continuò i suoi viaggi apostolici, dirigendosi verso il Regno di Napoli.
Fu costretto a cavalcare un asino, perché era troppo debole per camminare, consumato dal suo laborioso apostolato durato quarant'anni. Non andò più lontano dell'Aquila, in Abruzzo, dove morì, giacendo sulla nuda terra, alla vigilia dell'Ascensione, il 20 maggio 1444.
L'agiografia narra dell'accadimento di numerosi miracoli presso la sua tomba e Papa Niccolò V lo canonizzò il 24 maggio 1450.
Il 17 maggio 1472 il corpo di Bernardino fu solennemente trasferito nella nuova chiesa degli Osservanti dell'Aquila, eretta in suo onore, e racchiuso in un costoso reliquiario donato da Luigi XI di Francia.
Questo edificio di culto, completamente distrutto dal terremoto del 1703, dovette venir sostituito con un'altra costruzione, in cui i resti di San Bernardino vengono ancora oggi venerati (la sua ricorrenza cade il 20 maggio).


sabato 2 settembre 2017

Sulla Gallia

 
Nel De Bello Gallico Cesare intendeva per Gallia il territorio fra l'Oceano Atlantico, i Pirenei, le Alpi ed il Reno. Tale territorio all'epoca della conquista romana nel I secolo a. C. era occupato da diversi popoli di origine celtica. L'organizzazione politica e sociale delle popolazioni celtiche della Gallia aveva la tipologia di molte societa primitive basate sulla vita nomade e guerresca. Successivamente si passò alla vita agricola e ad un'organizzazione sociale, fondata originariamente sul sistema delle tribù consanguinee. Successivamente si ebbe un'evoluzione verso un ordine sociale più evoluto, a carattere pseudonazionale: comparvero i vari a popoli, (Edui, Sequani, Biturigi, Elvezi). In seguito si svilupparono attività commerciali, specie lungo i grandi fiumi. Al III secolo a. C. risalgono le più antiche monete scoperte, esemplate su quelle della colonia greca di Marsiglia. La società celtica, al tempo della conquista romana, era tuttavia lontana dal costituire una struttura organica. I vari "popoli" si consideravano reciprocamente estranei e spesso anzi nemici. Il vincolo comune era dato dalla religione dei druidi ma, secondo alcune interpretazioni oggi però discusse, sarebbe stato tipico delle sole classi dell'aristocrazia fondiaria. Neppure all'interno dei singoli popoli esisteva una vera e propria unità: anzi nell'ambito di ognuno di questi l'aristocrazia fondiaria era notevolmente contrapposta al resto della popolazione.
Di questi antagonismi si giovò Roma nella sua conquista delle Gallie. Questa si limitò dapprima alla Gallia compresa tra le Alpi, il Rodano ed il Mediterraneo che costituì la provincia della Gallia Narbonese o, semplicemente, Provincia (donde l'odierno toponimo di Provenza). Successivamente il dominio romano si estese a tutta la Gallia: tale espansione fu realizzata Giulio Cesare (100-44 a. C.) che, sfruttando abilmente le rivalità tra i diversi popoli, aveva acuito la pressione di popoli germanici sul Reno: facendo leva sull'atteggiamento filoromano dell'aristocrazia, tra il 58 ed il 52 a. C. a sottomise tutta la Gallia. I1 tentativo di scatenare una sollevazione dei Galli delle regioni centrali contro la conquista ro mana, ideato e capeggiato dall'alverniate Vercingetorige, fu domato dopo una lunga campagna culminata nell'assedio di Alesia (52 a. C.). Da allora la conquista romana delle Gallie risultò compiuta anche se non solidificata visto che ci fu bisogno che trascorressero vari decenni per venire a capo delle numerose sollevazioni che ora l'uno ora l'altro popolo intrapresero contro i Romani. Nel 70 d. C., sotto Vespasiano, la conquista romana di fatto divenne una realtà assoluta e la grande regione finì per costituire uno dei cardini dell'Impero.
Sotto la dominazione romana la Gallia conobbe un lungo periodo di fioritura e sviluppo economico. Si procedette a cospicui dissodamenti di terra, vennero introdotte nuove culture (tra le quali pri meggia quella della vite destinata a vigoroso sviluppo nella Francia medievale e moderna, i centri urbani si svilupparono e conobbero un notevole sviluppo nella Provincia dove primeggiarono le città di Narbona e di Lione. Roma innestò altresì la Gallia nel grande circuito mercantile dell'antichità e favorendo lo sviluppo del commercio cui si dedicarono principalmente operatori orientali, greci e siriani.
La base portante del dominio romano era l'aristocrazia locale. Questa accettò di buon grado la romanizzazione e se ne fece anzi essa stessa promotrice: educata in scuole latine, essa assimilò presto i costumi e la lingua dei conquistatori e presto ne richiese la fiducia e gli uffici. La romanizzazione si estese anche alle classi inferiori e la lingua ori e la lingua latina finì per soppiantare logoramento: in particolare il doppio gravame sulle classi inferiori, da parte dell'aristocrazia fondiaria e da parte del fiscalismo romano venne progressivamente determinando pure in Gallia quel processo di decadenza che caratterizzò il medio e tardo Impero romano d'Occidente: la crisi demografica delle campagne e la riduzione delle imprese economiche nelle città, l'accendersi di sollevazioni contadine (BAGAUDE) sono tra i segnali emblematici della crisi generale. Si fecero dei tentativi per arginare la decadenza ed arrestare tale processo involutivo ma non risultarono definitivi: per esempio si tentò di vincolare i coloni terra, di regolare l'attività delle corporazioni urbane.
Intanto le popolazioni barbariche, che nel secolo IV eran state contenute, in forza del meccanismo della "federazione" (per cui i barbari accolti quali hospites e forniti di terre, assicuravano la difesa delle province esterne) e grazie all'attivismo di imperatori vigorosi quali Giuliano e Valentiniano.
Dal V secolo il complesso difensivo della Gallia romana venne meno di fronte alle orde barbare: nel 406 un'ondata di Vandali e Alani aprì la strada ai Franchi e ai Burgundi che si stabilirono sulla riva occidentale del Reno, mentre la sede della Prefettura delle Gallie veniva trasferita da Treviri ad Arles. Al 412 risale invece lo stanziamento dei Visigoti, quali faederati nella Gallia Narbonese, ove costituirono un florido regno di cui fecero capitale la bella città di Tolosa. Dopo la morte del generale romano Ezio (454), che era riuscito a contenere la pressione dei barbari (fu celebre il suo trionfo sugli Unni di Attila nel 451), gli invasori ripresero la loro demolizione dell'Impero occidentale. I Visigoti si spinsero alla Loira, i Burgundi occuparono il basso corso del Rodano e della Durance. Al nord i Franchi occuparono l'attuale regione del Brabante oltre alle rive occidentali del Reno e della Mosella, mentre, verso prima meta del VI secolo, genti provenienti dalla Britannia si impadronirono della penisola armoricana (donde l'attuale nome di Bretagna). I territori ancora controllati dai Gallo-Romani furono ridotti all'area tra la Loira e la Somme risultando quindi isolati dall'Impero e per conseguenza destinati a cedere entro non molto tempo alla pressione dei nuovi conquistatori.